mercoledì 18 dicembre 2013

tempi

ci sto mettendo troppo a completare il percorso di presa di coscienza di me stesso.

ci sto mettendo troppo perchè leggo/vedo delle esperienze altrui e di condizioni apparentemente peggiori ma gestite da "professionisti" delle situazioni complicate, forse perchè più bravi, forse perchè dotati di un animo granitico.

ci sto mettendo troppo perchè io questa condizione l'ho acquisita e non ci sono nato, per cui ho dovuto imparare da adulto. e di sicuro i bambini imparano più in fretta (anche se poi nel periodo dell'adolescenza saranno amari peni).

ci sto mettendo troppo perchè sono cresciuto con l'insegnamento che tutto è bello e che il male succede sempre ad altri e che la giustizia prima o poi trionferà. e quando ti accorgi che la realtà è ben differente sono dolori.

ci sto mettendo troppo perchè ad un certo punto mi sono ritrovato in completa solitudine a tirare la carretta. e quei pochi che mi erano vicini, più che ascoltarmi un po' che potevano fare?

ci sto mettendo troppo perchè la vita va avanti, scorre. e nel frattempo le cose cambiano. si cresce, i punti di vista che una volta ci sembravano pietre miliari ora sono solo delle indicazioni stradali sommerse nella vegetazione che nessun viandante nota. e così bisogna adeguare i cambiamenti a quello che di giorno in giorno si impara.

insomma, non sono soddisfatto di me alla fine, perchè ci sto mettendo troppo (s'era capito?).

però agli occhi di qualche persona hai fatto un gran lavoro. alcuni ti lodano per la tranquillità mostrata nel gestire la situazione. io so che non è stato sempre così, so che col tempo mi sono incattivito, che i momenti di insicurezza sono frequenti. e so che non sono questa particolarità. so che il quotidiano è costellato di persone che affrontano problemi più o meno grandi.

quindi non mi ritengo poi così bravo nella gestione della situazione. c'ho messo e ci sto mettendo troppo ad imparare. lo metto nei proponimenti per il 2014 di imparare a gestirmi meglio (oltre a quello di trombare di più, che vale per ogni anno a venire fino a che morte non ci separi).

giovedì 12 dicembre 2013

lavori in corso

quando sei ricoverato e i tuoi sintomi sono ascrivibili a parecchie condizioni patologiche, cosa si fa? semplice: si effettuano tutti gli esami possibili per cercare di venire a capo del problema o quantomeno iniziare ad escludere alcune delle possibili cause.

iniziano così le varie analisi del sangue. uno dei virus più ricercati in questi casi è quello dell'Epstein Barr. detto in parole più povere, quello della Mononucleosi. il romantico virus che si diffonde di solito mediante il pomicio adolescenziale. in alcuni casi molto rari, questo virus ti si riversa contro e scatena la sindrome di Guillame Barrè (mi si perdonino gli errori eventuali sui nomi, ma vado a memoria...), una simpatica sindrome che si cura con una banale plasmaferesi ma da prendere in tempo se non si vuole aggiungere una lapide al camposanto. incidenza di uno-due ogni centomila. ovviamente non era quella perchè è una sindrome a decorso acutissimo (spesso anche nel giro di poche ore). (che poi ho avuto modo di conoscere anche un ragazzo che ne è stato affetto, quando si parla di calcolo delle probabilità...fanculo ai professori di statistica). un altro virus è il citomegalovirus. e poi via via tutti gli altri.

si cercano cause come epilessia o simili. quindi esami con simpatici fasci di luce sparati negli occhi.

risonanza magnetica, il minimo. tre ore dentro un tubo del cazzo. se non sono diventato fosforescente quella volta dovrei poter sopportare anche Fukushima.

vari esami con corrente elettrica ai nervi, induzione magnetica (questo me lo ricordo bene: immaginate delle botte in testa senza che il pugno vi tocchi...uno strumento diabolico).

e poi, visto che il dilemma rimaneva, si sono cercate anche cause meno convenzionali. così c'è finito di mezzo pure un test HIV. ero abbastanza sicuro di non aver fatto minchiate ma insomma, siccome alla sfiga non c'è limite, ho fatto pure quello (tra l'altro ho saputo poi che i miei sintomi, se fossero stati ascrivibili all'HIV, sarebbero stati solitamente quelli di un malato in stato avanzato). e si sono "dimenticati" di dirmi che il risultato era negativo. era ovvio, ma insomma, se me l'avessero detto...una buona notizia mica guasta l'ambiente.

alla fine ci fu pure la famosa puntura lombare. ora, non so se ne avete mai subita una (subita è il termine giusto), o se siete stati come me fedeli spettatori di Dr.House, ma in Italia qualche anno fa la pratica non era proprio uguale a quella presentata all'ospedale del New Jersey. vi spiego cosa successe: arrivarono i dottori con un carrellino coperto da un lenzuolino. il carrellino "inciampò" nella sponda di un letto presente nella stanza scoprendo il contenuto. ai miei occhi gioiosi arrivò l'immagine dell'ago che di lì a poco sarebbe stato protagonista dell'esame. "Ma...è quello l'ago?" chiesi. "Sì, di solito lo nascondiamo per non spaventare il paziente...ma tu non dovresti aver paura...". no...appena. l'ago, più che un ago era una fiocina. mi misero seduto e l'anestesia locale era rappresentata da ghiaccio spray. all'inizio non sentii nulla ma verso la fine avvertii una spiacevole sensazione di svuotamento. trattenni la sofferenza e non lodai a modo mio quello lassù (medici gentilissimi in quel momento, diciamolo e plaudiamo). dopo questa ennesima fatica dalla quale le aspettative si impennarono, risultò l'ennesima delusione. liquor limpido, cioè, nulla.

dopo due settimane mi dimisero senza diagnosi.

(PS:mi ravanarono anche alla ricerca di tumori, ma questo l'ho saputo dopo)
(PPS:ovviamente continua)

lunedì 9 dicembre 2013

una domenica di ordinarie domande

"no, è che sono in auto con E."
"con chi?"
"eh, è una novità, poi ti racconto. non ti dice niente E. Cognome?"
"beh, no...mica lavoro all'anagrafe..."
"sì, immagino. tu sei rimasto a quella di quest'estate"

sono davanti al computer, vuoi che non mi tolga la curiosità? su facebook che tutto rivela faccio questa ricerca. accidenti, una mezza fotomodella. "informazioni personali": cazzo, di quindici anni più giovane...e scatta il confronto.

il confronto, sì. perchè so bene che io con una del genere neanche ci avrei parlato. ormai quando vedo una che fa dell'estetica il suo cavallo di battaglia non penso neanche per un microsecondo ad un approccio. non che quelle cui mi approccio io siano dei cavedani su gambe, ma col tempo ho dovuto cambiare il tipo di ragazza di riferimento.

risparmiamoci la solita manfrina secondo la quale l'estetica non conta, o secondo la quale "se una ti vuole bene poi tutti i problemi si appianano". quest'ultima frase in realtà non è del tutto falsa, il problema è che è più facile innamorarsi di un fisico aitante piuttosto che di uno menomato delle prestazioni. così alla fine il tutto si riduce alla solita domanda: "Che fai quindi, rinunci? Non lotti?". no. non rinuncio. però è ovvio che ogni tanto sento anche io il bisogno di non prendere tramvate sui denti. fai un tentativo, e va male. ne fai due e ti senti trattare come un pirla. al terzo senti una scusa farfugliata e ti rendi conto che non ti sei perso granchè. alla quarta, un po' ti abbatti perchè magari ci tenevi. alla ventesima inizi un attimo a rallentare perchè anche tu hai bisogno di qualche conferma, hai bisogno che quel barlume di autostima che ti è rimasto non si spenga del tutto.

poi ogni tanto la pazienza salta. quella vena del collo si tappa e il cervello reagisce a modo suo. e piuttosto che instaurare un dialogo, gliela domandi senza colpo ferire, che almeno non perdi tempo e non ti senti trattare come un asessuato. penso sia inutile dire che trattare una donna come un sacco di patate ti ridà indietro solo quello che meriti, cioè nulla. però io non voglio finire sul calendario come martire...

"ma dai, sei tanto un bel ragazzo, di sicuro è perchè non la vuoi tu..."
"ci facciamo una birretta?"
"ma no, cosa hai capito..."
"avevo capito che 'non la volevo io' ".

"ma certo, tu magari parti svantaggiato, però se una ha voglia di conoscerti poi cambia tutto" disse quella che affermava che mettendo dieci uomini in una stanza, la donna riesce subito a naso a scegliere il migliore (evviva...)

"se uno a trent'anni non è nè fidanzato nè sposato un motivo ci sarà pure"
"grazie eh..."
"ma no, che hai capito, se c'è un motivo buono noi lo capiamo"
"sì, ho visto te con che apertura mentale mi stavi parlando..."

e così via. ti senti lodare per il tuo animo, per la tua mente, e sebbene sai di essere "solo" mezzo sciancato, sai che è su quello che devi puntare, perchè quelli sono i mezzi che hai a disposizione. ma dopo un po' capisci che questi mezzi servono davvero a poco, che si preferisce il tamarro a te, perchè tu non sei quello che una trentenne presenterebbe ai genitori, agli amici, e non sei quello che potrebbe prendere attrezzi vari per riparare la casa o per fari tutta quella serie di attività per cui impolverarsi e costruire così lo stereotipo dell'idraulico che si tromberà la signora che apre la porta in vestaglia. e inevitabilmente, quando vedi tante porte chiudersi di fronte a te, inizi a farti domande. inizi a pensare che noi uomini siamo come un qualsiasi animale in cui il maschio alfa, dopo una lotta con i pretendenti, si arroga il diritto di accoppiarsi con le femmine del branco. e ti convinci che il pensiero sia stata solo una anomalia evolutiva.

però ci riprovi. d'altra parte non saresti nè il primo nè l'ultimo che ce l'ha fatta superando le previsioni avverse. con calma, ma ritenti. che insomma, vorresti non ridurti i denti ad un gruviera adatto solo al semolino. quindi, ok ai pugni in faccia, ma cadenzati...

"secondo me, dovresti andare a troie"
"sì, certo. ma vedi, un po' di sentimento non sarebbe male. magari giocarsela come tutti in quella cosa che qualche antropologo definisce come "corteggiamento". anche perchè alla fine sentirsi apprezzati da qualcuna è anche appagante, aiuta a sentirsi vivi".
"ma figurati..."

disse l'amico dell'inizio del post, che sceglie tra fotomodelle, e diventa poi tutto "cuore e amore".

lunedì 2 dicembre 2013

gioie e dolori

Le visite avvenivano la mattina. i dottori erano accompagnati dagli studenti della clinica universitaria, in gruppo. osservavano, imparavano, e si preparavano ad essere il futuro della medicina. il professorone che mi fece ricoverare non si vide praticamente mai perchè in quelle due settimane era in ferie. il problema, non era che avesse precedentemente progettato di cullare le sue terga altrove. il problema, quello che mi fece abbastanza alterare, fu il fatto che al suo rientro quando gli altri medici gli presentarono il caso (in mia presenza), rispose con una sufficienza ed una alterigia senza pari. "Ah sì, mi sembra di ricordare il caso". ti sembra di ricordare? prima mi tratti come un coglione, poi mi guardi da lontano, senza più preoccuparti di nulla. avevo già capito che tipo fosse quando gli infermieri entrarono in fretta e furia in camerata riordinando tutto, allarmati dal rientro di Mengele de noantri. quando tolsero dalla vista il libro che tenevo sul comodino i miei coglioni iniziarono un pochino a girare vorticosamente. e poi mi conosco. quando sento puzza di autorità arrogante è una delle situazioni in cui perdo la mia solita prudenza. così iniziai a rispondergli a mezza bocca, calcolandolo il meno possibile, o rispondendo direttamente agli alunni, che sicuramente non avranno avuto esperienza, ma di sicuro un po' di interesse.

voglio dimenticare quell'immenso coglione, anche perchè poi ho avuto modo di ricredermi fortemente sull'umanità di medici e infermieri, che ricordiamolo, non sono automi al nostro servizio, ma esseri umani.

e in effetti, esseri umani a tutti gli effetti. come in ogni ambiente popolato da giovani studenti, il livello di gnocca era decisamente alto. così, oltre all'equipe che mi seguiva, c'erano altri studenti che applicavano i loro studi ai vari esami da effettuare. come avrò modo di specificare in seguito, diversi di questi esami prevedono l'uso di simpatiche scariche elettriche sulle vie nervose. in una di queste stanze ho incontrato il medico piacione e la giovane praticante (in perfetto stile Alvaro Vitali). il medico cercava giustamente di fare il simpatico, un po' spiegando, un po' interrogando la ragazza. dalla teoria alla pratica: "Allora, devo attaccare il filo rosso, quello nero... e poi, la tensione di riferimento...", e il gioco di sguardi continuava. io, che da un paio di giorni andavo prendendo scosse ripetute, seppur per dovere di laboratorio, osservavo attentamente dove metteva le mani la signorina. dopo un po' di incertezza le dissi: "Ehm...quel cavo lì va collegato a massa...". mi guardarono con un misto tra lo stupore e il diffidente verso colui che aveva appena interrotto il loro primaverile tubare. "spero mi scuserete...sono un po' del settore e sarei un pochino stufo di essere usato come lampadina...".

ma, a parte questi due estremi (il secondo poi lo giustifico, e l'esame che ne seguì fu condotto scrupolosamente), il tutto andò secondo ogni corretto dettame medico.